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L'ULTIMO SAMURAI
(THE LAST SAMURAI)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 24 gennaio 2004
 
di Edward Zwick, con Tom Cruise, Ken Watanabe, Timothy Spall, Koyuki (Stati Uniti, 2003)
 
1876, il Giappone a cavallo fra feudalesimo e tempi moderni chiede aiuto agli Stati Uniti per combattere i samurai ribelli che impediscono la costruzione della ferrovia. Forse per sbarazzarsene, gli spediscono il riluttante Tom Cruise, eroe traumatizzato (whisky e barba incolta) per aver dato man forte al generale Custer nel genocidio dei pellerossa a Little Big Horn. Ma la storia, come sappiamo, non chiede che di ripetersi: mitragliatrici ultimo grido e cannonate contro spade, frecce e tanta filosofia; furbate del potere e calcoli di cinismo economico contro la nobiltà di una cultura, la saggezza e la raffinatezza di una civiltà in via di estinzione.

In salsa hollywoodiana, c'era poco da attendersi da L'ULTIMO SAMURAI: puntualmente, fra quei paesaggi splendidi (neozelandesi, in Giappone manca tutto quello spazio), l'andazzo è preso in prestito dalla gestualità estremo-orientale, molto in voga di recente. E l'illustrazione di una cultura e di un popolo che si costruisce sulla disciplina del gesto avrebbe meritato qualcosa in più dell'onesto e risaputo accademismo di Edward Zwick.

Qualcosa, però, non quadra nell'abituale processo di banalizzazione. Già quell'idea dell'Imperatore del Sol Levante che s'informa sui pellerossa è perlomeno curiosa; e cosi la carica antimperialista, esplicitamente antimilitarista di un discorso inaspettato alle latitudini Bush in epoca globalizzante. Che sia merito di Tom Cruise, che ha prodotto e voluto il film? Forse, più che sulle ragioni della sua separazione dalla signora Kidman, è giunto il tempo di chinarsi su un attore che sembra continuamente rimettere in questione il proprio non disprezzabile carisma con personaggi intelligentemente vulnerabili come quelli interpretati in EYES WIDE SHUT, MINORITY REPORT ed ora qui.

Non è tanto alla tradizione samurai, della quale vengono semplicemente rifatti gli stilemi [(le citazioni abbondano; a partire da quelle del già saccheggiato I SETTE SAMURAI) che si rifà il film; ma a quella western. Con lo schema dell'uomo onesto che, una volta catturato dal presunto selvaggio, acquista inaspettati tesori di civiltà e poesia.Lo sterminio dei samurai da parte dello strapotere del forze governative si accosta allora non solo a quello leggendario dei pellerossa. Pervaso dalla volontà di attenersi ad una visione che nel pudore riesca ad esprimersi con energia (si pensi anche al delicato erotismo dell'arrischiato idillio fra la star occidentale e la geisha-squaw fra le montagne), L'ULTIMO SAMURAI allarga allora il proprio discorso ad un tema, altrimenti scottante, come quello del rispetto e della comprensione del diverso.


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